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Origini del preservativo

Circa tremila anni fa, Re Minosse di Creta usava una vescica di pesce per proteggersi dai rischi derivanti dai piaceri sessuali. Nell’antico Egitto si utilizzava, come protezione contro le malattie, un fodero di lino. I cinesi tentarono di prevenire le infezioni avvolgendo il pene con carta di seta lubrificata. I giapponesi adoperavano pelli e gusci di testuggine. I Romani facevano uso di tamponi bagnati in pozioni d’erbe e preservativi fatti con vesciche di capra. Ai tempi di Casanova, ci si serviva degli intestini di pecora per fare i profilattici. Intorno al 1750 Luigi XVI ricevette in regalo da Londra, attraverso i canali diplomatici, la cosiddetta “ capote d'anglaise” (impermeabile inglese). A quei tempi, questi accessori esotici erano foderati con velluto e seta. Nel 1839, Charles Goodyear, tramite il processo di vulcanizzazione, riuscì ad elasticizzare la gomma naturale. Cominciarono allora a diffondersi profilattici che potevano tendersi senza lacerarsi. Dal 1920 iniziò la produzione di massa. Da allora i metodi di produzione sono rimasti invariati, il lattice ha sostituito la gomma, rendendo possibile la diminuzione dello spessore e migliorando la qualità e l’affidabilità.
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